Alimentazione: al via progetto Ue per ridurre impronta ambientale dell'agroindustria

07/12/2016

7 dicembre 2016

Accrescere l’innovazione in chiave green e ridurre l’impronta ambientale di tutta la filiera agroindustriale: questi gli obiettivi del progetto PEFMED[1], coordinato dall’ENEA per la parte scientifica e cofinanziato con circa 2 milioni di euro dalla Commissione europea[2], al quale partecipano il Ministero dell'Ambiente e sette partner provenienti da Spagna, Francia, Slovenia, Portogallo e Grecia.

Progetto PEFMEDIl progetto applicherà in via sperimentale la metodologia “Product Environmental Footprint” elaborata dalla Commissione europea, integrandola con indicatori di tipo territoriale e socio-economico, per misurare l’impatto ambientale (cambiamento climatico, riduzione dello strato di ozono, impoverimento delle risorse idriche, destinazione dei suoli, eco-tossicità) di un campione di circa 100 imprese localizzate in nove distretti territoriali europei. Per l’Italia sono state scelte Puglia e Lombardia. Il metodo prende in considerazione gli impatti di un prodotto durante tutto il suo ciclo di vita, a partire dalla coltivazione delle materie prime, passando per la lavorazione, il trasporto e l'uso, fino ad arrivare allo smaltimento e al riciclaggio.

ENEA lavorerà al fianco della Federalimentare cui è affidato il coordinamento delle iniziative delle sei maggiori federazioni internazionali del settore agroindustria, con particolare riferimento alle attività di trasferimento tecnologico alle aziende, di sperimentazione sul campo per ridurre l’impronta ecologica della filiera agroalimentare e di comunicazione; solo in l’Italia questo comparto ha un giro di affari di 130 miliardi di euro – l’8% del PIL nazionale – e coinvolge circa 7 mila aziende.

Con questo progetto contribuiremo a rendere il mercato dell’agroindustria europeo più green, innovativo e trasparente grazie ad una certificazione ambientale unica, che punta da una parte ad agevolare la commercializzazione di prodotti verdi in Europa e dall’altra ad aumentare la fiducia dei consumatori nelle dichiarazioni ambientali che li accompagnano”, commenta Caterina Rinaldi, ricercatrice ENEA e coordinatrice del progetto.

"Si tratta di un progetto ambizioso che ci vede coinvolti in prima linea a fianco di altri importanti partner europei sotto la guida scientifica dell’ENEA", sottolinea il Presidente di Federalimentare Luigi Scordamaglia, "oggi l'industria alimentare attraverso un’assunzione di responsabilità costante pone sempre più spesso la sostenibilità al centro delle proprie strategie: valorizzazione delle materie prime, riduzione dei consumi d'acqua (anche fino al 70% dagli anni ‘90 a oggi su una media europea del 40%), diminuzione dell'impatto energetico (-30% dei consumi in 20 anni), ottimizzazione del packaging, lotta agli sprechi sono solo alcune delle azioni messe in campo". E conclude il Presidente: " Con queste premesse la Federazione non può che guardare con interesse a iniziative come queste che favoriscono processi di ‘greening’ e interventi sistemici mirati nella filiera agroalimentare unitamente alla diffusione sul mercato di modelli eco-innovativi".

Inoltre, dall’analisi degli stress test sarà possibile ottenere informazioni utili a classificare i prodotti agroalimentari con le performance ambientali migliori e a incentivare le imprese a innovare i processi produttivi in chiave green, nel pieno rispetto delle vocazioni agroalimentari dei singoli territori.

Per ulteriori informazioni:

www.interreg-med.eu

Caterina Rinaldi, ENEA - Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali, caterina.rinaldi@enea.it

Maurizio Notarfonso, FEDERALIMENTARE SERVIZI – Responsabile gestione progetti UE, notarfonso@federalimentare.it



[1] Uptake of the Product Environmental Footprint across the MED agrofood regional productive systems to enhance innovation and market value

[2] Nell’ambito del Programma MED di cooperazione transnazionale Interreg

archiviato sotto: