Clima: all'ENEA focus sui nuovi modelli per valutare impatti cambiamenti climatici su turismo e agricoltura a livello regionale
12/11/2015
12 novembre 2015
Si chiamano Modelli Climatici Regionali e rappresentano la nuova frontiera della collaborazione europea nel settore della modellistica climatica per dare informazioni su aree sempre più circoscritte, fino a un risoluzione di 5-12 km. Obiettivo: studiare l’evoluzione del clima, valutare l’impatto atteso del cambiamento climatico su scala locale e sviluppare servizi climatici regionali nel campo del turismo, dell’energia e dell’agricoltura.
“Se guardiamo la rappresentazione del Mediterraneo su un modello climatico a scala globale e poi su quello regionale, noteremo la stessa differenza che c’è tra una foto a bassa e una ad alta risoluzione", ha sottolineato Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio ENEA di Modellistica climatica e impatti, nel corso del workshop “HyMex-Baltic Earth - Joint regional climate system modelling for the European sea regions”, organizzato dall’ENEA per mettere a confronto i risultati e le esperienze ottenuti dalle uniche due comunità scientifiche climatiche europee, quella mediterranea di cui l’ENEA è partner (HyMex - Hydrological cycle in Mediterranean experiment) e quella baltica (Baltic Earth), che utilizzano modelli climatici regionali basati sull’analisi di varie componenti, dall’atmosfera al mare, dai ghiacci ai fiumi.
“Le simulazioni climatiche globali rimangono il punto di partenza – ha rimarcato Sannino – ma servono anche quelle di dettaglio, come i modelli regionali che rappresentano una sorta di ‘microscopio climatico’ capace di vedere dettagli altrimenti invisibili. Per esempio, è noto che il Mediterraneo si sta scaldando ed è in corso un fenomeno di salinificazione e acidificazione. Per questo risulta fondamentale considerare nei modelli anche la componente biogeochimica per valutare l’impatto locale del fenomeno sulla fauna e la flora marine’.
Grazie ai modelli climatici regionali oggi disponibili, fenomeni come i cicloni tropicali mediterranei - noti anche come medicane - sono meglio rappresentati, potendo così stabilirne con un buon margine di approssimazione il numero e l'intensità. Per queste ragioni l’Unione europea punta a realizzare entro il 2020 un Servizio climatico europeo, il “Copernicus Climate Change Service”, al pari di quello già esistente in campo meteorologico.
“L’obiettivo che ci prefiggiamo è ambizioso ma realistico – ha aggiunto Sannino – Con lo studio dell’evoluzione del clima, è possibile valutare l’impatto atteso del cambiamento climatico e di conseguenza sviluppare servizi climatici regionali per fornire dati e informazioni su alcuni settori chiave come turismo, agricoltura ed energia, ad esempio dove conviene installare pale eoliche e impianti solari-termodinamici con una previsione a lungo termine”.
L’ENEA rappresenta l’Italia al Comitato Scientifico di Med-CORDEX (Mediterranean Coordinated Regional Climate Downscaling Experiment), una delle 14 aree geografiche di ‘CORDEX’, un progetto del Programma Mondiale di Ricerca sul Clima (WCRP). Ed è proprio l’ENEA a gestire il database di Med-CORDEX, considerato la fonte più importante e aggiornata di proiezioni climatiche per l’area euro-mediterranea e quindi dell’Italia. Un patrimonio di informazioni che i partner europei del progetto implementano e i ricercatori accreditati interrogano per studiare l’evoluzione del clima e i sui impatti nell’area.
“L’obiettivo è l'elaborazione di modelli climatici regionali sempre più affidabili e di dettaglio, che vadano oltre l’attuale orizzonte temporale al 2100 – ha concluso Sannino – Per ottenere questo risultato è necessario migliorare la rappresentazione del sistema climatico a scala regionale attraverso l’aggiunta delle componenti marine, cioè onde e biogeochimica, e di quelle terrestri, vale a dire uso del suolo e ciclo idrologico.Su scala regionale, infatti, il clima è fortemente influenzato da fattori locali come la conformazione orografica e la presenza di fiumi e laghi, rappresentati solo in modo approssimativo nei modelli globali di circolazione atmosfera-oceano, e da altri processi fisici. Un esempio su tutti è il fenomeno della ‘convezione profonda del Mediterraneo’, una sorta di ‘respiro’ profondo del mare. Il nostro Mediterraneo, infatti, è un oceano in miniatura che ossigena gli strati profondi attraverso questo fenomeno, come ad esempio nel Golfo del Leone in Francia. In questa area tutti gli anni la superficie dell’acqua si raffredda e sprofonda anche di 2.500 metri portando ossigeno in fondo al mare”.