Completato il restauro del Retablo del Maestro di Castelsardo, significativi i risultati dei dati emersi dalle indagini diagnostiche effettuate sulle opere

19/03/2015

19 marzo 2015

“Leggere l’invisibile, storia, diagnostica e restauro del Retablo del Maestro di Castelsardo”. Un libro illustra i risultati emersi dalle analisi non distruttive effettuate da ENEA, come la fluorescenza X, la radiografia e la riflettografia IR.

 

San MicheleI risultati ottenuti grazie alle tecnologie utilizzate per l’analisi e il restauro di una delle opere artistiche più note della Sardegna, il  Retablo del Maestro di Castelsardo, sono stati raccolti  in un libro,  edito da Palombi, dal titolo “Leggere l’invisibile, storia, diagnostica e restauro del Retablo del Maestro di Castelsardo” .

Il volume presentato in questi giorni, accanto ad una lettura storico–artistica dell’opera, contiene i risultati delle indagini diagnostiche svolte. Per quanto riguarda le analisi non distruttive i ricercatori dell’ENEA, Pietro Moioli, Franca Persia, Claudio Seccaroni e Attilio Tognacci hanno utilizzato la fluorescenza X, la radiografia e la riflettografia IR.

La campagna diagnostica è stata svolta in occasione del restauro di tre dipinti su tavola (una Trinità, San Michele Arcangelo e Quattro Apostoli) appartenenti al Retablo del Maestro di Castelsardo, il maggior pittore sardo vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo.

Le indagini svolte dall’ENEA hanno contribuito sia a mettere in evidenza lo stato di conservazione delle opere sia la tecnica pittorica utilizzata dall’artista. Tra le informazioni ottenute si menzionano gli inserti e i tasselli di rinforzo delle tavole e la particolare tecnica di stesura dei pigmenti individuata con la radiografia. La lettura dell’underdrawing, rivelata con la riflettografia, ha messo in evidenza su tutti i dipinti la presenza di linee più o meno sottili, sia sui profili delle figure che nei dettagli dello sfondo. La preparazione delle pieghe dei panneggi, presenti sulle vesti di tutte le figure, non è stata eseguita sempre con la stessa tecnica in quanto sono state notate sia semplici linee che tratteggi in diagonale. Lievi pentimenti sono stati individuati sia con la radiografia che con la riflettografia. La fluorescenza X ha rivelato l’uso di una tavolozza abbastanza limitata rispetto ai più importanti pigmenti disponibili in quell’epoca e inoltre sono emersi in alcuni punti elementi quali titanio, zinco e bario associati a bianchi moderni, dovuti a più interventi distinti di restauro.

Per ulteriori informazioni:

Franca Persia, Centro Ricerche Casaccia, franca.persia@enea.it

archiviato sotto: