Suolo: coltiviamo la sostenibilità

14/05/2015

14 maggio 2015

Le tecnologie ENEA contro degrado del suolo e diminuzione di superficie agricola coltivabile: fertilizzanti organici da scarti agricoli e due nuove varietà di piante antidesertificazione

Nel mondo si è già perso il 58% di superficie agricola coltivabile, secondo dati FAO. Per l’Italia non va meglio: è al 4° posto per consumo di suolo agricolo in Europa. L’urbanizzazione negli ultimi 40 anni ha causato nello stivale la perdita del 28%, circa 6 milioni di ettari di suolo per l’agricoltura. Le aree coltivabili sottratte alla produzione agricola sono nella  maggior parte nelle zone a più alta vocazione e tradizione con un dato preoccupante: la diminuzione di superficie  per abitante passata  da 0,375 a 0,217 ettari attuali, secondo stime Confagricoltura, dato che fa ben comprendere come si stia riducendo notevolmente l’autosufficienza alimentare.
Bisogna fare i conti non solo con la diminuzione costante di superficie agricola utilizzabile, ma anche con il costante impoverimento dei terreni destinati all’agricoltura. Il degrado del suolo è definito come il cambiamento dello stato di salute  che compromette la sua capacità di fornire beni e servizi ecosistemici. Recenti stime fanno ammontare a 40 miliardi di dollari per anno i costi del degrado del suolo, a livello mondiale, ai quali vanno aggiunti quelli di aumento dell’uso di fertilizzanti, di perdita di biodiversità e di deterioramento dei paesaggi. Il 33% delle terre coltivate è stato classificato come contraddistinto da suoli degradati o molto degradati, spesso a causa di pratiche produttive non sostenibili, quali il sovrapascolamento, la monocoltura, le eccessive lavorazioni, la non corretta gestione dell’irrigazione e dei nutrienti e la mancata restituzione di sostanza organica.
Bisogna pertanto promuovere sistemi agricoli capaci di produrre di più, consumando meno risorse naturali, utilizzando meno suoli. Sviluppare, adattare e adottare pratiche agricole, quali varietà migliorate di piante agrarie e nuove razze di animali domestici e tecniche agronomiche e zootecniche ottimizzate, che consentano di aumentare la produttività delle aree già dedicate alla produzione agricola.  Una via che la ricerca sta percorrendo è l’intensificazione sostenibile della produzione agricola, definita come “aumento della produzione senza impatti ambientali negativi e senza coltivare più terra”.
In questo contesto, l’impegno dell’ENEA è orientato, da una parte, all’individuazione di soluzioni tecniche, impiantistiche e progettuali avanzate per la gestione ottimale degli input produttivi (suolo, acqua, energia, fertilizzanti) e degli scarti di produzione per una produzione alimentare sostenibile, dall’altra alla definizione di modelli di consumo sostenibili per la salute dell’uomo e del pianeta.
Le ricerche negli anni si sono sviluppate ad esempio sulla fertilizzazione dei suoli con componenti organici senza alcun impatto ambientale.
I ricercatori ENEA hanno scoperto  che uno scarto dell’estrazione dell’olio, chiamato neem cake, è utile per la fertilizzazione dei suoli e per la difesa fitosanitaria delle colture. In questo caso il processo di trasformazione da scarto in fertilizzante organico si avvale di tecnologie entomologiche e agronomiche.  Con i rifiuti degli allevamenti di pollame (pollina) si può ottenere un fertilizzante per i terreni agricoli di qualità, a bassa salinità e azoto, a lento rilascio. La tecnologia è a basso consumo di energia e di acqua. Consente altresì di aumentare la ritenzione idrica dei suoli, riducendo le irrigazione.

Un altro filone di ricerca di grande rilievo riguarda il miglioramento genetico delle specie: gli sforzi di incrocio e selezione, che ENEA compie da anni, per ottenere varietà più adatte ai cambiamenti climatici, hanno portato allo studio di alcune piante che sono in grado di mantenere qualità e produttività. Si scopre così che gli orzi sono più resistenti dei frumenti duri, ma soprattutto di quelli teneri; quanto alle avene le varietà precoci sono più resistenti delle tardive; tra i legumi, la maglia rosa spetta, in ordine decrescente, a fava, lupino bianco, lenticchia, cece e pisello, mentre tra gli erbai svetta la veccia seguita dalla favetta e dal fieno greco, che risultano più resistenti del trifoglio incarnato. Infine nei prati la classifica mette sul podio la sulla, seguita dall’erba medica, dalla lupinella e dal trifoglio pratense.
In ENEA sono nate recentemente due nuove varietà: una di Triticale chiamata “Quirinale” e una di Lupino, chiamata “Polo”. Il Triticale è  un ibrido fra frumento e segale che ben si adatta ai terreni sabbiosi e poco fertili, resiste bene alla salinità ed ha poche esigenze idriche perché ha un’altissima capacità di sfruttamento dell’acqua presente nel terreno. Il nuovo nato  “Quirinale” è utile dalla granella all’insilato, alla biomassa per uso energetico. La varietà di Lupino denominata “Polo” è utilizzabile direttamente come pascolo proteico ovvero per la composizione di mangimi zootecnici, ha produttività elevata, una buona resistenza al freddo e alle principali malattie. Può essere utlizzata su larga scala nell’industria dei mangimi, in parziale sostituzione della soia. I brevetti stanno trovando applicazione in Bielorussia e altre aree agricole del nord Europa.
Altro aspetto da considerare nella perdita di suolo utile alle coltivazioni è quello della desertificazione, un fenomeno che investe anche l’Italia.  Le cause sono legate all'aridità climatica, ai suoli poveri e degradati, alla vegetazione rada, all'orografia accidentata a sua volta legata al rischio di erosione idrica. L’Italia negli ultimi 20 anni ha visto triplicare l’inaridimento del suolo e si stima che il 27% del territorio nazionale sia a rischio. Maggiormente colpite sono le regioni meridionali, ma anche alcune aree adriatiche e l’Emilia Romagna.
Per contrastare il fenomeno si stanno studiando alcune piante antidesertificazione che sono in grado di sopportare temperature più elevate e quindi di resistere ad una scarsità  delle precipitazioni.

Queste ed altre tecnologie ENEA sono illustrate nell’Atlante dell’innovazione tecnologica sul sito www.enea.it e sono sintetizzate nella Vertical Farm all’EXPO, dove in virtù di un Protocollo di Intesa con EXPO SpA, l’Agenzia mette a disposizione le proprie competenze tecnologiche e scientifiche all’interno del “Future Food District”

archiviato sotto: